Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Mediocre, sconclusionato, lordo di sangue. Tentativo di edificazione del culto dell'amicizia virile. Le donne sono solo puttane traditrici perennemente con i seni a mezz'asta. Gli uomini hanno sempre mezza bottiglia da scolare. Peckinpah sembra il compagno di classe asino che copia malamente il tema del primo della classe Segio Leone. Ma non basta inserire inquadrature di mocciosi fra eruttazioni di salsa di pomodoro per sentirsi un grande regista. Intanto Quentin Tarantino cresce.
Uno insegue un'altro che è il suo doppione. Un gruppo di sfascialliti li accompagna. Poi incontrano il solito "general" messicano con altri sfasciallitti, più un gruppo di soltatini dodicenni sopra un treno, più un centinaio di indios molto educati, gli unici che potendolo fare non massacrano nessuno, e che si contentano di prendere una sola cassa di armi su sedici che ne avevano a disposizione. Mi chiedo, che generazione di cretini siamo stati per ritenere questo polpettone un capolavoro?
Il titolo: Sangue e mariacas.
Chissà se è ancora vivo il suo psicanalista.
Cerca di fare il duro con il baffo posticcio, ma gli occhi azzurri cantano: Love is a many splendored thing.
Fa sempre la parte di Ernest Borgnine. Ha un culo possente che prende mezzo schermo.
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