Regia di Jeong-beom Lee vedi scheda film
Tae Shik (Bin Won) è il gestore di un banco di pegni nella periferia degradata di una qualche città sudcoreana. Quando la madre della sua piccola vicina di casa (l'unica che abbia un rapporto con lui) si mette contro dei terribili trafficanti di droga e di organi umani, sottraendo loro un ingente quantitativo di droga, i malavitosi le rapiscono la figlia. Tae Shik, che la polizia è convinta sia il trafficante numero uno, si mette alla ricerca della ragazzina, entrando in un mondo infernale.
Blockbuster in Corea del Sud, dove è stato il secondo incasso della stagione, L'uomo che veniva dal nulla è un film violentissimo che assembla molti degli elementi topici del cinema di genere dell'estremo oriente: arti marziali a gogò, scene ultrasplatter che non risparmiano colpi durissimi allo stomaco dello spettatore, sangue a ettolitri, corpo a corpo all'ultimo respiro: il tutto un po' sulla scia di Kitano, con tanto di compiacimento estetizzante della violenza e di concessioni al grottesco. Eppure il film riesce, seppure in maniera didascalica, a mostrare una sua anima grazie al modo con cui tiene per un'ora la tensione prima di sciogliere il nodo psicologico sul perché di tanta attenzione dell'uomo venuto dal nulla rispetto alla bambina.
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