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I ragazzi stanno bene

Regia di Lisa Cholodenko vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I ragazzi stanno bene

di Spaggy
8 stelle

Se è vero che l’amore non ha pesi né misure, quello tra Nic e Jules appare più equilibrato che mai. Le due donne stanno insieme da vent’anni, dai tempi in cui Nic studiava medicina all’università e Jules architettura.
La coppia ha due figli adolescenti: Joni e Laser.
Joni, 18 anni, chiamata così in tributo alla cantautrice Joni Mitchell, ha appena terminato il liceo con il massimo dei voti e ottenuto una borsa di studio in scienze naturali. Sta trascorrendo gli ultimi giorni in famiglia prima di entrare in college. Seria e introversa, passa le ore a giocare a scarabeo con gli amici Sasha e Jai, di cui è segretamente invaghita.
Laser, 15 anni, frequenta il liceo ed è un abile atleta di giochi di squadra; al contrario della sorella non ama particolarmente i libri. Trascorre le sue giornate in compagnia del suo unico amico, Clay, un giovane che per vincere la noia non esita ad assumere droghe o a lanciarsi in imprese disparate, come lanciarsi dal tetto di una casa con lo skateboard solo per farsi riprendere da una telecamera.
 
Come in ogni famiglia che si rispetti, i due figli sono il riflesso dei genitori a cui sono più legati: Joni ha la stessa razionalità lucida di Nic, sua madre naturale, mentre Laser presenta la stessa vulnerabilità di Jules, sua genitrice.
Sia Joni che Laser sono stati concepiti facendo ricorso alla fecondazione eterologa, effettuata usando il seme dello stesso donatore: i due fratelli, in pratica, sono fratellastri, figli dello stesso padre e di madri differenti.
Come spesso accade quando i figli conoscono la verità delle loro origini, i ragazzi manifestano l’intenzione di incontrare il padre naturale in gran segreto senza informare le due madri, in modo da non ferirle. A sentire di più l’esigenza di conoscere il genitore è Laser, desideroso di potersi confrontare con una figura maschile matura.
Grazie all’intervento della banca del seme, i due giovani entrano in contatto con l’uomo, Paul.
 
Paul è un single incallito, gestisce un ristorante le cui portate provengono da un orto biologico che egli stesso provvede a curare. Paul si scopre improvvisamente padre di due ragazzi che non hanno avuto bisogno della sua presenza per crescere.
L’incontro tra i tre, colmo di imbarazzo e senza argomenti di conversazione, lascia inevitabilmente dei segni: mentre Laser rimane deluso dalla figura dell’uomo, Joni ne rimane affascinata e mostra interesse per degli incontri futuri.
 
Messe al corrente del fatto che i figli hanno visto il loro padre naturale, Nic e Jules si sentono improvvisamente destabilizzate. Il loro equilibrio è stato costruito negli anni, anni in cui Nic, terminati gli studi, ha sempre provveduto alla cura economica con il suo lavoro da medico, e in cui Jules, abbandonati l’università e il tentativo di lavorare in un’impresa commerciale, ha provveduto all’equilibrio della dimensione domestica. Se si dovesse rapportare il loro rapporto ad una dimensione eterosessuale, Nic ricoprirebbe il ruolo del padre mentre Jules quello della madre che pur di stare insieme ai figli abbandona le proprie velleità e aspirazioni lavorative.
 
Per cercare di arginare gli eventuali problemi che l’incontro con Paul può generare, le due donne decidono di organizzare un pranzo nel giardino di casa loro per conoscere meglio l’uomo e per ucciderlo con delicatezza.
Durante il pranzo, in cui Nic non perde occasione per mettere in imbarazzo Paul con domande sul suo status socio-economico ricordandogli che era stato scelto come donatore solo perché la sua scheda indicava che era uno studente universitario e non un ristoratore, l’uomo propone a Jules di occuparsi della sistemazione del giardino di casa sua, dopo aver saputo della volontà della donna di ritornare sulla scena lavorativa per occuparsi di progettazione di spazi esterni. La donna dopo mille titubanze accetta.
 
Jules torna così ad uscir dopo tanti anni dal suo contesto familiare. Abbandona il guscio protettivo e si scopre fragile, vulnerabile. Ogni sua credenza viene messa in discussione e sente l’esigenza di sentirsi apprezzata e presa in considerazione, cosa che Nic sembra ignorare, dando tutto per scontato, abitudinario, compresa la loro relazione. L’unico ad accorgersi di Jules è Paul. Inevitabilmente tra i due scatta la passione: giornate intere passate sul letto dell’uomo tra contorsioni ginniche e sesso in cui Jules si sente finalmente dominatrice della situazione.
 
L’arrivo di Paul condiziona anche la vita dei due figli adolescenti: Joni prende consapevolezza di essere ormai diventata adulta e di non poter sottostare più alle regole imposte da Nic. Loser, invece, si rende conto che diventare come il padre naturale è la cosa che lo spaventa di più e proprio per evitare ogni rischio rompe anche l’amicizia con Clay, ritenuto troppo superficiale.
 
L’unica che mantiene le distanze e delle riserve su Paul e sui benefici che sta apportando alla sua famiglia è Nic. Pur di non vedere alterato ancora di più il suo equilibrio interiore, messo decisamente a dura prova, decide di avvicinarsi a Paul e l’occasione giusta sembra essere una cena a casa dell’uomo, organizzata con la scusa di vedere il lavoro realizzato fino a quel punto dalla moglie Jules.
 
Durante la serata, Nic mostra del feeling con Paul, in sintonia su argomenti come il cibo e la musica, intonando insieme all’uomo anche diverse canzoni della Mitchell, comune denominatore delle loro passioni musicali.
 
L’equilibrio raggiunto dura pochissimi minuti: Nic si alza dal tavolo per andare in bagno e lì trova in una spazzola dei capelli di Jules. Assalita dal tarlo del sospetto, la donna si reca nella camera da letto dell’uomo, luogo in cui gli indizi diventano una prova e il sospetto una certezza. La donna ritorna al tavolo e dopo un attimo di smarrimento cela il suo dolore, lasciando che la serata proceda in armonia tra sorrisi e brindisi a una famiglia non convenzionale.
 
Il dramma tra le due donne esploderà soltanto tra le proprie pareti di casa: Jules prova a negare le evidenze ma, pressata da Nic, crolla e racconta il susseguirsi degli eventi adducendo spiegazioni al suo tradimento che fanno ricadere ogni responsabilità al comportamento sempre più distante della compagna.
 
Nic esce distrutta dallo scontro e la divisione emotiva delle due donne diventa anche fisica. Nic rimane nella camera da letto matrimoniale mentre Jules si trasferisce sul divano.
 
Sia Joni che Laser ascoltano la conversazione tra le due madri e inevitabilmente prendono posizione, schierandosi dalla parte ferita di Nic e rifiutando ogni parola o scusa di Jules.
 
A farne le spese è anche lo stesso Paul. L’uomo perde definitivamente l’unica donna di cui si era realmente innamorato, Jules: per la donna è stato solo un diversivo, usato solo per colmare la sua solitudine. E perde anche i suoi figli e ogni possibilità di rapporto con loro: la stessa Joni, che aveva legato con l’uomo molto più del fratello Laser, lo caccia via quando lui prova a farle visita a casa, la sera prima della sua partenza per il college.
 
Arriva il momento di accompagnare Julie verso il college e la sua nuova vita. Sarà la separazione dalla ragazza e la certezza che il pericolo Paul è lontano che riporteranno il sereno tra Jules e Nic, che riesce a superare il tradimento della compagna.
 
Quattro anni di lavoro di sceneggiatura, scritta dalla regista Lisa Chodolenko con Stuart Blumberg (già autore dei copioni di “Tentazioni d’amore” e “La ragazza della porta accanto”), e ventuno giorni di riprese per questo piccolo film indipendente che “rischia” di ripetere il successo di critica di “Little Miss Sunshine” di qualche anno fa.
L’eccezionalità di questa pellicola (è il termine più appropriato: il film è girato davvero in pellicola 35 mm e non in digitale, per precisa scelta della regista) è data dal modo in cui si racconta e si descrive la normalità, la quotidianità, attraverso una storia universale sulla famiglia e sulla capacità di superare le difficoltà con la forza stessa del legame tra i componenti. Poco importa che i genitori sia eterosessuali o omosessuali, come in questo caso, la normalità risiede anche nelle condizioni giudicate più “anormali”.
 
Un’opera in due tempi. La prima parte è una commedia politicamente corretta in cui si getta lo sguardo sulla realtà e sulla normalità di una nuova famiglia americana. “Nuova” solo perché non c’è un padre uomo e una madre donna. Siamo di fronte ad una madre e a un padre donna, con ruoli e gerarchie ben definiti che spesso si intersecano, soprattutto sui giudizi morali e sui modi di agire dei figli e nei loro confronti. E il contesto è talmente sereno che i figli non ne risentono. A dispetto delle critiche che una società moralista è solita lanciare alle coppie di fatto omosessuali e alla possibilità di crescere dei figli, il copione mostra come i due ragazzi siano cresciuti con sani principi etici e con una loro identità sessuale ben definita. Non mancano, inoltre, momenti di ilarità e ironia; la scena in cui Jules prova a spiegare al figlio Laser cosa ci facciano un vibratore e dei dvd porno gay nella camera da letto matrimoniale ci offre una descrizione delle diversità sessuali maschili e femminili da capolavoro che si può riassumere così: la sessualità femminile è tutta interiorizzata e ogni tanto ha bisogno di stimoli che mostrino qualcosa che si esteriorizza, il pene.
 
La seconda parte vira verso il dramma costruendo e analizzando una storia dal valore universale: il dolore del tradimento e il percorso che porta al suo superamento. Il dramma non diventa mai melenso, intervengono diversi momenti di rottura del climax: se l’ilarità e l’ironia caratterizzano la prima parte, la seconda è intrisa di cinismo e sarcasmo presenti soprattutto negli scontri tra Jules e Nic, caratterizzati da scontri al vetriolo in cui le due non si risparmiano differenti colpi bassi.
 
Nello scrivere il copione, la regista ha riportato nella storia le sue vicissitudini di lesbica che ricorre all’inseminazione artificiale mentre lo sceneggiatore Blumberg da il suo contributo personale come donatore di sperma raccontando la sua reale esperienza  attraverso le parole di Paul: “Volevo far qualcosa che potesse essere d’aiuto a qualcuno… no, l’ho fatto solo per i soldi: per uno studente 60 dollari a donazione sono tanti!”. Ma il tema della fecondazione assistita è solo marginale, trattato con delicatezza e non con i toni della nuova commedia americana (ad esempio, su come viene svilito l’argomento, si confronti la visione del film con quella della pellicola “The Switch”, dove tutto viene banalizzato e posto alla base di gag anche volgari).
 
Le figure maschili escono distrutte: Paul, il padre naturale, è semplicemente un “fancazzista” a cui non par vero di realizzare il suo sogno erotico proibito, “scoparsi una lesbica”, oggetto del desiderio maschile quasi irraggiungibile. Ha lasciato gli studi perché non riusciva a star seduto davanti a un libro ed ha collezionato rapporti di coppia effimeri, relazioni effimere basate solo sul sesso. L’unica volta in cui crede di essere innamorato viene riportato con i piedi per terra da Jules: è stato soltanto un succedaneo di qualcosa che si credeva per sempre persa. Fa un certo effetto l’ultima scena in cui l’uomo viene cacciato sia da Joni che da Nic, è lui la vera vittima di tutta la storia, destinato a rimanere solo e con niente in mano.
Laser, invece, non è ben delineato psicologicamente: da giovane teenager americano si trasforma ben presto in giovane introverso, più maturo della sua età anagrafica. Il suo cambiamento che scopre in lui una dimensione sarcastica è alla base della battuta finale del film: “Io credo che voi due non dobbiate lasciarvi: siete troppo vecchie per farlo”.
 
La giovane Joni descrive molto bene il momento di passaggio della cosiddetta coming of age, il momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. L’ultima estate della sua vita nella casa delle madri corrisponde alla sua crescita personale, favorita anche dall’incontro con il padre che la renderà consapevole delle sue capacità e della sua indipendenza da Nic e Jules.
 
Il rapporto tra Nic e Jules è descritto sin dall’inizio con dovizia di particolari. Incontratesi ancora giovanissime, le due donne costruiscono il proprio nucleo familiare a dispetto delle convenzioni. Ma convenzionale diventa l’equilibrio della loro relazione: tutto diventa scontato. Per Jules è scontato che Nic stia fuori casa a lavorare, per Nic è normale che Jules si occupi della famiglia e dei figli. Anche il sesso è abitudinario tanto che finisce con l’avere bisogno di stimoli esterni: le serate passionali, programmate, prevedono che Jules “entri in azione” durante la visione di dvd porno gay.
È l’abitudine che rende Jules sempre più incerta e insicura delle sue certezze, messe a dura prova dal tempo che passa e dalla paura di essere una donna invisibile, di non essere più attraente per la compagna capace di mostrare più interesse per una chiamata di un paziente che verso un bagno rilassante in sua compagnia: il tradimento con Paul è da ascrivere all’indifferenza di Nic e al non sentirsi all’altezza della compagna. Ma quella di Nic non è indifferenza, è solo sicurezza di ciò che le due donne hanno costruito e che stanno proiettando nell’educazione dei figli.
 
È interessante notare come durante tutto il film fondamentali per la trama e per la psicologia dei caratteri siano le scene ambientate a tavola.
La situazione di equilibrio iniziale ci viene mostrata subito a tavola: una cena in cui Jules, Nic, Joni e Laser rivedono la loro giornata e progettano la successiva in un susseguirsi di conversazioni e scambio di opinioni.
Anche l’ingresso “ufficiale” di Paul in famiglia è presentato con un pranzo nel giardino della casa delle due donne. La scelta del giardino non è prettamente estetica: è indice del fatto che l’uomo verrà considerato sempre un estraneo, non metterà mai piede dentro l’abitazione, a differenza di ciò che avverrà successivamente con la cena a casa dell’uomo. Questo pranzo è caratterizzato dall’“annusarsi” reciproco, dalla conoscenza del passato dei soggetti coinvolti e della loro storia.
La cena a casa dell’uomo, invece, mette in risalto come le due donne e i figli siano entrati ormai nella sua vita, occupandone anche la dimensione domestica, intima. Prima dell’esplosione del dramma, l’atmosfera è gioiosa e stabilisce una sorta di empatica complicità tra i due “padri”, in sintonia su cibo, grigliate e musica degli anni Settanta. Stranamente Jules è tenuta fuori dalla conversazione, come se assistesse silenziosa al patto implicito di non belligeranza tra i suoi partner.
Tutti i successivi momenti in tavola saranno caratterizzati da scontri e conversazioni banali, fino a giungere alla silenziosa colazione della mattina della partenza di Joni per il college: l’armonia iniziale è per sempre rotta, niente sarà come prima, perché un elemento del nido sta abbandonando la scena e questo abbandono porterà verso l’esplosione dell’happy end finale, caratterizzato da silenzi, sguardi, abbracci, lacrime ed ombre silenziose negli occhi delle protagoniste. Protagoniste i cui ruoli si sono invertiti: la più fragile tra le due donne rimarrà Nic.
 
Pur descritto come politically correct, il film non risparmia battute sarcastiche sull’omosessualità stessa (“Avrei preferito tu fossi gay, saresti stato più sensibile”, dice Jules al figlio Lares), sulle classi sociali (il primo incontro tra Nic e Paul pone in evidenza la differenza tra i loro status sociali e le loro culture), sui luoghi comuni sugli immigrati messicani (Jules, sospettando che il suo aiutante messicano sospetti della tresca tra la donna e Paul, lo licenzia accusandolo di essere un cocainomane), sul sesso etero o omo (tutte le scene di sesso finiscono in maniera tragicomica) o sulla fecondazione (interessante è l’analogia tra il concepimento e il giardino o l’agricoltura biologica).
 
L’ambientazione del film(i sobborghi borghesi californiani) rispecchia la solarità con cui si trattano i temi mentre la colonna sonora curata da Carter Burwell (autore delle musiche della maggior parte dei film dei Coen e del fenomeno “Twilight”) accompagna la storia con suoni e canzoni degli anni Settanta, da David Bowie alla già citata Joni Mitchell, e tocca il suo culmine nel toccante brano finale che accompagna i titoli di coda e che spiega a cosa è dovuta la scelta di superare le difficoltà del tradimento: “la giovinezza sta per cambiare… sei pronta al cambiamento insieme?” (“The Youth” degli MGMT).
 
Le prove date da Julianne Moore (Jules) e Annette Bening (Nic) sono da manuale.
Siamo abituati a vedere la bravura della Moore in ruoli di donne forti e solide, da “The Hours” a “A Single Man” passando per “Lontano dal Paradiso”, mentre qui da prova della sua versatilità in un ruolo apparentemente semplice, dimesso, di una donna vulnerabile e debole. Ogni movenza del suo corpo e delle sue espressioni è pregna di significato, fino allo splendido sorriso finale.
Ancora più superiore è la prova della Bening. Basta una sola scena per apprezzarla in pieno. Come ho già scritto prima, durante la cena a casa di Paul, dopo aver scoperto il tradimento di Jules, Nic ritorna in tavola estraniandosi da tutto il contesto per pochi attimi: il viso della Bening passa dalla concentrazione assorta al sorriso di circostanza in pochissimi secondi senza perdere credibilità.
Encomiabile è anche il fatto che le due attrici non ricorrano ad un trucco pesante: si mostrano nella loro naturalezza, con rughe e imperfezioni della pelle in bella vista, per rappresentare due splendide cinquantenni.
L’unica a non essere all’altezza del film è forse la giovane Mia Wasikowska, troppo sospesa tra il look da brava ragazza alla Paltrow e l’aspetto da educanda fuori dal tempo, distante anni luce dalla superba interpretazione della “Alice” di burtoniana memoria.
 
La scena finale è un chiaro omaggio al “Thelma & Louise” di Ridley Scott: due donne (amanti in questo caso, amiche nel capolavoro di Scott) che, stringendosi la mano in auto, vanno incontro alla loro felicità dopo essersi scambiate un sorriso. Due donne che hanno ribaltato le loro caratteristiche durante la storia: Nic è la Louise della situazione che da donna forte si trasforma in fragile, con tutte le sue insicurezze risvegliate, mentre Jules è la nuova Thelma che affronta il percorso inverso, da vulnerabile a forte, padrona del destino della coppia. E il paragone è accentuato anche dal trucco della Moore, identico a quello della Davis dell’inizio del viaggio on the road.
 
Il film arriverà nelle sale italiane il prossimo marzo con il titolo “I ragazzi stanno bene”… già, loro non hanno problemi di alcun genere, le loro sicurezze vengono dalla famiglia, dai genitori che, invece, non sembrano star molto bene, tanto da rivedere i loro ruoli e il loro legame.

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