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Inception

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Inception

di kubritch
2 stelle

Giudizio di post-visione. Confermo tutto quello che ho già scritto su Nolan. E' un furbastro. Davvero non vi divertite senza vedere sparatorie e mazzate alla cieca, montate falsificando spudoratamente la consequenzialità dell'azione? Io potrei capire che si usino i moduli dell'action-movie, o  di qualunque altro genere d'intrattenimento, per tentare di innalzare il livello di conoscenza del grande pubblico cercando di spronare il suo interesse. Ma quello che si dice in questo film è totalmente autoreferenziale. E però dà l'illusione di accedere ad informazioni esclusive. Torniamo sempre al motto espresso in 'The prestige': 'La gente vuole essere ingannata'. Quello che Nolan omette di riferire è che c'è inganno ed inganno. L'inganno può essere positivo o negativo onesto o disonesto come tutte le cose che hanno a che fare con le attività e le invenzioni umane. L'illusione onesta è quella riproduzione, rappresentazione fantastica, trasfigurata della realtà, sintetica che ha il fine di svelare, di portare all'evidenza, di far emergere una verità occulta, nascosta, opaca, invisibile, dell'essere o dell'esserci, permettendoci così di riconoscere una condizione esistenziale comune. L'illusione disonesta è l'invenzione di una realtà fittizia spacciata per verosimile anziché presentarla come una costruzione dell'ego particolare, tentativo personale di descrivere le cose del mondo. Nolan non è un genio. E' un mistificatore, forse inconsapevole di quello che fà, che sfrutta un talento artigianale, una capacità indiscutibile di costruire giochi enigmistici con l'obiettivo (!) di ottenere un successo... economico: trovare la formula sventrabotteghini. Non esistono, né in cielo né in terra, le cose che dice in questo film. Sono contraffazioni ad uso esclusivo di uno spettatore dotato di mezze conoscenze, mosso da vanità intellettualistica. E' indiscutiile che ci sappia fare con la macchina ma a ben vedere (VEDERE!) - cosa che, si presuppone, un critico cinematografico dovrebbe saper fare - i difetti e le furbizie non mancano. L'abilità sta nel saperli nascondere all'occhio tra le pieghe della visione. E il miglior modo per nascondere qualcosa è di confonderla in mezzo alla moltitudine degli elementi posti nel ritratto - come E.T. tra i pupazzi, tanto per intenderci, oppure come in quei disegni della 'Settimana enigmistica' in cui si nasconde un oggetto da individuare. In 'Inception' non c'è nulla di realmente originale; è un frullato di cose già viste: da 'James Bond' a 'Indiana Jones', tanto Matrix, passando per 'Blade runner' - i talismani e le psicologie artificiali - e un finale alla 'Quarto Potere'. Per dire quanto le idee siano rimasticature ricomposte di altri film di successo per andare sul sicuro. Si fà leva sul fascino, sul gradimento collaudato, fine a sé stesso, che le meraviglie dell' high-tek audiovisivo hanno presso il grande pubblico (come i fuochi d'artificio) - spettacolo monumentalistico ('bigger than life' dicono in USA), o sensazionalistico. A parte il fatto che si tratta di un racconto inutilmente complicato e faticoso da seguire. L'idea di base è in realtà assai semplice, per non dire semplicistica. Nolan non fà altro che spezzettarla e scomporla, come fossero le tessere di un puzzle, in modo che risulti un'opera di raffinata ingegneria intellettuale. Invece si tratta solo di un rompicapo adolescenziale, al quanto cervellotico e verboso. Purtroppo siamo in società in cui le elucubrazioni mentali e la logorrea - che si piscia addosso - vengono scambiate per virtù intellettuali. Manca il pathos perché Nolan non lascia alcun spazio al mistero, all'ignoto come fanno, per tornare ai soliti esempi, Kubrick e Hitchcock, piuttosto che Fassbinder o Von Triers o, non so, Lynch, Cronenberg. Non c'è nulla di trascendentale che incombe sulle vite dei personaggi e che non possa essere razionalmente esplorato. Non è sviluppato alcun concetto d'Amore, malgrado se ne faccia un gran parlare. Tutto si sviluppa come un meccanismo logico, iper-razionale, come l'ingranaggio di un orologio, un circuito chiuso. Nolan è evidentemente un ateo, un pragmatista, un realista radicale. Per questo, la sua analisi della psiche si arresta al subconscio, oltre cui avrebbe dovuto affrontare discorsi ontologici di ben più ardua comprensione e, dunque, comunicazione. Il famoso monolite di Kubrick. Quell'oscuro oggetto della natura che dà impulso alla vita del tutto incontrollabile dalla volontà umana. Nolan, che, in realtà, è un anti-kubrickiano, eppure da molti considerato come un suo erede - semmai un kubrick profano ovvero commerciale (in ciò consiste il segno di un abbassamento del livello  generale del senso critico e del gusto. Come, per esempio, dire che Siani è il nuovo Troisi o che 'Fight club' è il nuovo 'Arancia meccanica', o che Anne Hathway è la nuova 'Audrey Hepburn' e via dicendo.) - è di quelli che pensano che il mondo si possa conformare alla volontà dell'uomo. Una visione, un'idea o ideologia, eminentemente capitalistica, destrorsa, per non dire, totalitaria. In realtà nella nostra psiche agiscono forze ben più misteriose ed incontrollabili di quelle rappresentate nel film. Ma come riesce a convincere il pubblico a sospendere l'incredulità, ad abbassare le proprie difese razionali e lasciarsi penetrare dalle sue idee? Ci riesce ponendo come premessa l'equivalenza tra la realtà sognata e quella in stato di veglia; un modo molto spiccio di risolvere la questione ma alla gente tanto basta con buona pace di Dalì' e Bunuel la cui arte è anni luce più avanti del cinema di Nolan e di buona parte di quello contemporaneo. E così si finisce per mettere da parte ogni perplessità sulla tecnologia immaginata, messa in scena. Ci si accontenta di vedere una valigetta con una pulsantiera che si riproduce magicamente anche nei vari livelli della coscienza; un espediente narrativo privo di razionalità che pretende di essere realistico. Gran parte della seduzione della pellicola è da attribuire alla cura estetistica, artigianale della confezione senza cui il film perderebbe gran parte dell'interesse: fotografia, montaggio e scenografia. Si capisce che Nolan ha un raffinato gusto per le forme architettoniche. Azzardo che è un architetto mancato considerando le sue invenzioni narrative e scenografiche. Al di là di tutto, sarebbe più interessante analizzare il film per tentare di ricostruire i moventi psicologici del suo inventore trattandosi della rappresentazione di un suo personale sogno 'eyes wide shut' anziché eleggerlo ad opera rappresentativa dello spirito dei tempi. Analisi inadatta alla circostanza. A margine, mi limito a rilevare una sorta di latente misoginia nel cinema di Nolan, di matrice vetero-biblista, conservatrice. La donna come Eva, all'origine della corruzione dell'umanità. Sarà anche intelligente ma, per Nolan, è sempre l'uomo quello capace di smontare la trappola delle illusioni, di tenere le redini del mondo anche in un improbabile futuro remoto in cui sarà possibile viaggiare nella mente altrui e nonostante l'immaterialità dell'impresa. Le incongruenze sono tante di tipo ambientale e psicologico. Quando sarà possibile una cosa del genere gli asini voleranno. Siamo ancora nella scia della fantascienza americana anni '50, pervasa dalla paura di un'ipotetica possessione demoniaca della ideologia antagonista al capitalismo. L'idea che si infiltra come un virus, come un germe alieno. Aggiugiamoci anche la tematica familististica e la cornice di una cultura reazionaria diventa evidente. Cose già espresse con 'The dark knight', in cui si giustifica la secretazione degli affari governativi, cheché ne pensi Assange. Mi meraviglia che un democratico come Di Caprio non se ne sia accorto. Diciamoci la verità, gli attori sono quel che sono: non si propongono di essere ma di illudere di essere e, dunque, non vanno molto per il sottile. Evidentemente Nolan è riuscito ad innestare la sua idea anche lui. E il suo successo conferma un orientamento manipolato (essendo occultato dietro un paravento fatto di valide ragioni e buoni sentimenti disneyani) della coscienza collettiva.

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Giudizio di pre-visione - E' in arrivo un bastimento carico carico di... cagatòn (unità di misura della potenza esplosiva sviluppata da un fascio di fotoni, sparato da un proiettore contro un comune schermo cinematografico. A differenza del megatòn gli effetti sono endogeni e producono un annientamento delle cellule neuronali. Il video ne uccide più della spada). Resteremo tutti a bocca aperta. Ah... Eh... Ih... Oh... Uh... Città che si ripiegano su se stesse. Cagaboooooooom. Torri sul limitare di spettacolari pendii, che crollano come castelli di carte tra fiamme gigantesche. Scrashhhhh... 'Navi di combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannoiser'  ...  Strabuum... Locomotive che percorrono strade urbane in pieno traffico... 'Sì! Sì! Sì! Ancora! Ancora! Ancora!' - 'Scusi posso avere anch'io la stessa cosa che ha preso la signorina?' ARRRRRRHHH... inseguimenti lungo i soffitti... Maremoti e twister in una stanza. Ma c'è davvero bisogno di questa profusione di esplosioni e fuocarazzi, che sembra di stare in guerra, per dire due cazzatelle? I veri artisti tendono all'essenziale. Il che non significa evitare completamente gli effetti speciali ma farne un uso parsimonioso e mirato, anziché per suggestionare il pubblico. E poi tutti i personaggi con queste facce seriose come se stessero conducendo chissà quale grande impresa dell'umanità, per te e per me per tutti noi. Battute ridondanti al testosterone caricate di misticismo tarocco. Accorrete, si'ore e si'ori, vi attende la sensazionale rivelazione di una grande verità. Magari c'è un blando umorismo, calcolato per rispettare una tecnica standard di sceneggiatura, ma manca l'ironia e l'auto-ironia di chi è onesto con il pubblico e consapevole di se stesso e della propria arte. Naturalmente senza auto-ironia non può che venir fuori umorismo greve come quello che ho notato negli altri film di Nolan. Un umorismo di superficie.  ---
Ho letto il testo di Labranca a pag.98 dell'ultimo Film Tv, 2010 anno 18 n. 38. Ebbene condivido l'analisi sull'inesorabile processo di involuzione del gusto popolare, come predetto da Umberto Eco in 'Apocalittici e Integrati'. Forse è un po' troppo severo nei confronti delle artiste (-sti?) prese di mira, a mio modesto parere - parla di Lady Gaga e di Sofia Coppola come di rielaborazioni (rimasticazioni) di cose già ampiamente sperimentate da altri in passato e servite (rigurgitate) in modo tale da combinare un gusto commerciale di massa con aspirazioni intellettuali - ma preciso nel rilevare una dinamica della cultura popolare. Quello che ne risulta, negli ultimi tempi, è uno spettacolo commerciale dai contorni intellettualistici, che trovo anche piacevole, a volte, ma del tutto trascurabile, dimenticabile, ossia interessante finché vuoi ma non più di un qualsiasi prodotto di consumo. Labranca scrive: '... trovano necessario dichiarare il proprio amore per S. Coppola e Lady Gaga così da simulare una appartenenza ad un universo luccicante, sospeso tra intellettualismo e fashion.'. E ancora: 'La Coppola soffre di ansia intellettuale, vorrebbe tanto essere il corrispettivo di Laurie Anderson . Ma si ferma parecchi gradini più in giù...' Questo discorso va esteso a tutti gli ambiti della cultura. E vale anche per Nolan che viene ormai paragonato a Kubrick come spiega Gervasini nello stesso numero della rivista a pag. 7. Magari fosse così. Lo sto aspettando un nuovo Kubrick. Detesto ogni tipo di fanatismo religioso. Nolan è più che altro un 'kubrick' di massa, glamorous, più 'a vocazione' commerciale, buono per quella schiera di impiegati intellettuali che vogliono sentirsi intellettuali anche quando vanno a vedere un film industriale, sensazionalistico, pieno di fuochi d'artificio. E' tutta apparenza. Ed essendo un gioco di specchi e di apparenze, di citazioni cialtronesche - soltanto per esibire la cultura - rivela una sostanza decadente. "Ah Batman! Che film! Però non è un fumettone come tanti, eh no, parla della società. C'è tutto un filo psicologico, filosofico, sociologico, antropologico, antropomorfico, etnologico, cinofilo... da seguire a più livelli di iterpretazione. Bisogna stare molto attenti per capirlo. Eh già! Bisogna vederlo due/ tre volte'. Mi sembra di sentire 'il trota' interpretato da Filippo Timi al Crozza show. Ma pure se lo vedi 4 o 5 volte sta sicuro che non capirai niente perché non dice niente. Tutt'al più le solite cose note anche a Marzullo sull'intreccio di realtà e sogno. Hai voglia di sbatterci la testa. Nolan compone dei giochetti enigmistici, che sembrano rompicapi pieni di acume intellettuale ma sono poveri di contenuti e filosoficamente inermi; come discorsi in cui si ostenta un vocabolario forbito per celare una pochezza di significato. I discorsi da prete sul pulpito. Purtroppo per il grande pubblico l'intellettuale o l'uomo colto è quello che sa risolvere il cruciverba e rispondere ai quiz di Gerry Scotti. Kubrick non ha mai fatto i numeri di Nolan perché è sempre risultato incomprensibile, ostico, cinico, provocatoriamente antiborghese e per la gran parte anche noioso. Nolan è fin troppo ben accetto dalla massa e dalle multinazionali. Dunque un'altra prova che siamo in caduta libera per quanto riguarda il gusto popolare.

P.s: Ultimamente ho visto 'Tommy' di Ken Russell e c'è una scena che rende bene l'idea del cagatòn. Lo schermo esplode e inonda la stanza di merda con grande spasso della protagonista. - - -
'This is the end. My only friend, the end.' La fine sarà piena di esplosioni spettacolari.

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Ultimi commenti

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  2. Spielbergman
    di Spielbergman

    Boh... se tu ci hai visto volontà di fare filosofia, non so... io c'ho visto un bel film d'azione, e se domani Nolan mi venisse a dire "guarda, "Inception" è la Via", io gli direi di andarsi a leggere un libro di filosofia. Nolan non mi ha mai comunicato "verità", l'etica dei suoi film è plateale, al massimo ti fa fare qualche riflessioncina appena-appena, ma a me piace lo stile epico, la lotta interiore spettacolarizzata.. per carità, si, è un trucco e qualcosa di fine a sé stesso... però è "bello". Almeno per me, è "bello". Poi, oh, magari mi ha rubato il cervello... però ho goduto :P

  3. kubritch
    di kubritch

    Se hai goduto c'è poco da dire. Io me la prendo con l'esaltazione esagerata, quasi fanatica come se fosse giunto il nuovo messia del cinema dopo kubrick. Campa cavallo... Il fatto è che si scordano di relativizzare ai tempi. E' una cosa ricorrente perché c'è questo desiderio spasmodico, ansioso di trovare dei punti di riferimento in una società in crisi da qualunque lato la si guardi. Gli esempi sono tanti. C'è bisogno di un po' di ironica contropubblicità a questo mondo per bilanciare i pesi, per aggiustare il tiro. Si sta esagerando con la rivalutazione della missione industriale. Il problema è che pian piano, come sta accadendo, si tagliano gli investimenti per un cinema più rischioso poiché più innovativo. Ciò significa contemporaneamente che viene privilegiato un tipo di cinema di puro intrattenimento trascurando il fatto che il cinema come arte è anche uno strumento d'indagine della realtà. Non serve solo a fare soldi. Fa crescere la coscienza collettiva e, di conseguenza, il suo benessere che non è solo economico.

  4. kael80
    di kael80

    Penso di capire cosa intendi. E forse mi sono spiegato male, in realtà non metto esclusivamente Batman sull'altare e relego Spiderman nel cestino. Sono figure archetipiche e le rispettive trasposizioni cinematografiche sono diversamente ricche e stimolanti.
    Poi nel caso di Batman parlerei più di trasfigurazione che di citazione. Resta da vedere se Nolan ha in serbo un po' di speranza o meno per l'uomo pipistrello; non sarebbe così incoerente visto che il Faust di Goethe termina con la risalita morale del suo protagonista.
    Poi Kubritch, di uomini più o meno potenti che si trasformano in angeli caduti nè è pieno il mondo, ricordarcelo non fa poi così male.
    Quanto al realismo... Guardati Benvenuti al Sud, al momento sta battendo Inception negli incassi nostrani. La gente è accorsa in massa e la maggioranza è uscita dalla sala soddisfatta. Ma il film lungi dal presentare il meridione per come è davvero ce lo presenta in forma di favoletta, con personaggi buffi, anacronistici, grotteschi. Una coda sulla Salerno Reggio diventa il pretesto per bivacchi e feste quasi carnevalesche, quando nella realtà sarebbe scoppiata una rivolta. La bufala campana diventa lo strumento per il "nordico" protagonista per riacquistare le proprie quotazioni nella sua conventicola...
    I Campani poi sembrano una combriccola di allegri caciaroni, manco fossimo nei dintorni di Roma. Criminalità zero... "Uhe dotto'! Qui a Castellabbiate ci conosciamo tutti!".
    Anche dalle mie parti (un paesino grande quanto Castellabbiate) si dierbbe così, io sono calabrese, ma proprio per questo è impressionante notare come cittadini qualunque, ndranghetisti, ladri di polli e poilitici, affaristi e pubblici ufficiali convivono, si conoscono e sanno con chi hanno a che fare.
    E io guardando quel film mi sono sentito lusingato e preso in giro allo stesso tempo. Tra i due tipi di spettacolo mi tengo Nolan: non mi offre facili consolazioni e mi ricorada quanto la teatralità (anche quella di basso livello) domini nella nostra società.

  5. kubritch
    di kubritch

    Anch'io preferisco sempre Nolan a 'Benvenuti al sud' che è un filmaccio dell'epoca nazionalistica/protezionistica berlusconiana gonfia di cliché e con una copia annacquata di Troisi - e in questo processo di imitazione verso il basso la cifra del nostro tempo, a cui non sfugge neppure il cinema di Nolan che è il corrispettivo tarocco di cose già viste e adattate per il pubblico attuale abituato ai grandi fratelli, ai talent show, agli action movie, ad un intellettualismo commerciale. A proposito di 'Benvenuti al sud' c'è anche da dire che ci lamentiamo della rappresentazione stereotipata che hanno all'estero, presente anche nei film di Tornatore, del nostro paese e poi siamo noi stessi che la alimentiamo e la esaltiamo pure. Inoltre è una comicità inconsistente, che non picchia, parla di cose micragnose, non si fa voce della rabbia popolare, ma di un fasullo sentimento di ottimismo spalmato su tutto. Comicità zelig. Sono i tempi. E' uno schifo di ipocrisia! L'unico pensiero è come fare i soldi.

  6. kubritch
    di kubritch

    Il regista di '300', Zack Snyder e il regista di 'Inception, Christopher Nolan, insieme per il reboot di 'Superman'. --- Non ho finito nemmeno di dirlo. Questione di intuizione di un clima culturale che si sta affermando. L'umanità è attraversata da un vento nero di autoritarismo, nazionalismo che fa leva sulla paura. Si tratta di una linea narrativa machista e/o conservatrice che pretende di interpretare la fantasia in chiave realistica e la realtà con contorni fantastici. La fantasia non è libera. Il fine è solo veicolare una morale tradizionalista. Questo è quel messaggio a cui dovremmo opporci. Purtroppo la gente è ancora incapace di leggere le immagini per quelle che sono. Si pensa che siano meno importanti del significato morale e quindi sono le immagini a doversi piegare ad esso. Non a caso la domanda ricorrente dello spettatore comune è: che cosa ha voluto dire? Che significato ha? E' il motivo per cui la maggior parte della gente basa il suo giudizio sul finale del film, o della storia in genere. Nel caso di Nolan la morale è riconoscibilissima dal pubblico e dunque consolatoria. Ciò che è da risolvere è solo il giochetto enigmistico di intarsio narrativo.

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