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Kairo - Pulse

Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Kairo - Pulse

di alan smithee
8 stelle

A Tokyo, ma poi in generale nel mondo intero, attorno all'anno 2000, quando internet ormai cominciava a spopolare indiscriminatamente sulla massa, a dilagare in ogni strato sociale (o quasi) collegando ognuno attraverso una rete virtuale che tendeva da quel momento ad accorciare od annullare le distanze fisiche (ma non quelle morali e caratteriali), lo sfasamento di una connessione di un misterioso sito che invita i malcapitati che ci si avventurano a conoscere un vero fantasma, porta in coloro che vi si lasciano irretire, ad uno stato di tristezza dilagante e contagiosa, una malinconica apatia, associata a disinteresse e rassegnazione per ogni cosa. Questo stordimento, associato ad un doloroso senso di solitudine, invita i "contagiati" a porre fine alla propria esistenza in modo brusco e violento. Succede cosi agli amici di Michi, vivaista che assiste poco alla volta al suicidio dei propri amici e colleghi, e allo studente di diritto Kawashima, inetto in informatica, e che proprio nel tentativo di fare la prima connessione ad internet si imbatte nel misterioso sito dei fantasmi, compromettendo in seguito la vita di una sua collega esperta in materia, a cui chiede ragguagli e consigli. Sara' proprio costei che, prima di farla finita, intuira' la teoria secondo la quale il mondo dei fantasmi ha ormai bisogno del mondo dei vivi ove potersi installare, perche' il regno dei morti non ha piu' spazio per contenerli. Un limbo di solore e persecuzione minaccia il mondo intero, sotto forma di sparizioni misteriose che decimano la popolazione in modo poco vistoso, quasi sottotono. Intanto il mondo si isola sempre di piu' e la catastrofe,  muta e silenziosa ma non meno micidiale dei devasti di una guerra nucleare, avanza provocando la trasformazione graduale dell'umanita' in fantasmi, e riducendo a poca cosa i superstiti sul pianeta.

Il caso vuole che i due ragazzi si incontrino fortuitamente quando i cieli neri e minacciosi presagiscono e anticipano una fine del mondo che sembra inevitabile. I due si fanno forza e approfittano della situazione per fuggire assieme, verso nuovi orizzonti, prendendo la via del mare, proprio quando di lontano un cielo nero come l'inferno profetizza che il giudizio e' ormai imminente. L'ottimo horror di Kyoshi Kurosawa, uno dei migliori a mio avviso dell'interessante, prolifico ed eterogeneo filmaker giapponese, e' un film d' atmosfere affascinanti, tetre e pessimistiche efficacemente in grado di contagiare i suoi spettatori come accade raramente , e a cui un pertinente accompagnamento di musiche che ricordano per efficacia le colonne sonore "argentiane" conferisce davvero un clima da incubo un e un gelo di sentimenti che devasta nel profondo.

Pulse, rifatto piattamente e grossolanamente con stampino hollywoodiano qualche anno dopo con un remake dimenticabile, stupisce per la semplicita' con cui Kurosawa conduce il racconto, limitando al massimo il ricorso ad effetti speciali comunque elementari ma non per questo meno efficaci, e puntando soprattutto sulle inquietanti atmosfere plumbee di cieli incattiviti e pregni di nefasti presagi: cornici dark che si stagliano sopra skylines di metropoli geometriche fatte di palazzi spigolosi e semi-deserti, solcate anche da aerei di linea che si frantumano a terra come attirati dalla fine inevitabile di un mondo che non ha piu' stimoli per andare avanti.

La corsa in auto gialla tra strade deserte a zigzagare i fumi nerissimi di altri automezzi bruciati possiede una potenza ed un furore secondi solo ai filmati web dei fantasmi che avanzano. Pulse riesce con la semplicita' disarmante della rappresentazione del terrore dilagante e sottotono a far paura davvero: e tra stanze sigillate di nastro adesivo rosso che racchiudono e isolano poteri malvagi inimmaginabili, e macchie antropomorfe sinistre entro cui si sviliscono e sciolgono destini umani rassegnati alla fine e alla soliudine anche oltre la vita terrena ("pensa se la solitudine e l'abbandono scoprissimo che caratterizza pure e soprattutto cio' che ci spetta dopo la morte", domanda esterrefatta l'esperta di informatica al nostro Kawashima), la fuga rimane l'unica arma ad una minoranza di superstiti che fugge oltre oceano, inseguendo segnali di vita sempre piu' deboli, ma pur sempre presenti.

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