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Million Dollar Baby

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Million Dollar Baby

di GIMON 82
10 stelle

Sport,fatica,sudore,grinta e riscatto......."Million Dollar Baby" non si racchiude solo in queste cinque parole,è molto di piu',è la sintesi d'una "redenzione" postuma,un rapporto d'amore che brucia in palestre e ring da sobborgo per poi spegnersi lentamente in un asettica camera d'ospedale.

Clint Eastwood e Hilary Swank (e anche Morgan Freeman) ci proiettano in una boxe fatta di "perdenti" ,d'occasioni sfumate,di rilanci e rinascite,Frank Dunn e Maggie Fitzgerald sono le catarsi esistenziali di solitudini,lontane inizialmente per poi "parallelarsi" ed infine unirsi.

La Los Angeles di Eastwood non è "lustrini e paillettes",men che meno una "Citta' degli angeli",la sua storia si fonda su puzzolenti palestre composte di allenatori falliti o disillusi,uomini dalle occasioni perse che oggi sono mentori di giovani promesse che inevitabilmente li abbandoneranno per facili sogni di gloria.

Dei poveri diavoli di una citta' periferica e imbruttita,dove la bellezza pulita di Maggie è quella di una provinciale presa a schiaffi dalla vita,"spazzatura bianca" che porta con sè traumi e cicatrici profusi ad una celata rabbia.

Una  rabbia  incanalata dalla giovane nel sudore e nella durezza della boxe, viatico di riscatto per "rifiuti sociali" come lei,androgina eppur commovente nella  tenacia,figlia d'un passato (e un presente) senz'amore , ovvio risultato di famiglie dissestate e baraccate.

Sovvengono allora il "machismo" dei pugni e la rudezza impressa nel volto e nei modi di Eastwood a risollevare una sorte dapprima rifiutata per poi divenire oggetto di protezione e amore paterno.

Quello di cui ci parla Clint è un vero e proprio atto d'amore verso un sottobosco umano,i cui richiami sono puramente "Irish",dal nome di battaglia di Maggie "Mo cuishle"(mio battito,mio sangue,mio tesoro)come appellativo sostanziale usato da Frank per  "battezzare" la boxeur travalicandone l' animo filmico caparbio ,proprio come quel pubblico irlandese dal pelo rosso per cui Maggie simboleggia  un eroina del ring.L'Irlanda è nel cuore di Clint in ogni angolo di ripresa,  nel verde delle divise sportive e nella toponomasica dei personaggi.Un omaggio di cuore che sconfina oltre, parlando di vita vera e totalmente vissuta,nel segno di errori paterni e di lettere rispedite al mittente.In tutto cio' vi è la mano divina onnipresente nel cinema di Clint,richiami religiosi sposati ad un laicismo irreversibile simbolo da "extrema ratio" dell'intero film.

Quella disegnata da Eastwood è una vicenda dal tono essenziale e diretto,d'un classicismo cinematografico figlio di Ford e Hawks che aggiunge una sospirata esizialita' che cogliamo sin dall'inizio,inevitabili i richiami a tematiche onnipresenti nelle precedenti opere come la fede contrapposta alle scelte che condizionano la vita.

Un opera  registicamente tenace e "semplice", confrontata ad umanissime figure,incarnate magnificamente dal viso orbo e rassegnato dell'allenatore Scrap (Morgan Freeman) e nel candore caparbio della grande Hilary Swank.

E' tutto nel segno dell'animo e delle ferite inferte dalla vita lo svolgimento di "Million Dollar Baby",nelle riprese totali che  nulla ci chiedono,se non quello d'allinearci a storia e personaggi,affezionandoci a loro come a degli amici o parenti,nonostante dolori e debolezze che Clint e C. trasformano in materia di onore o dignita' che altrimenti andrebbero perdute.

Allora la puzza della palestra è il passepartout d'una gloria che per Maggie si consuma in ring prestigiosi,inseguendo un "occasione unica" che non l'è mai stata data,in cio' vi è l'assistenza e la vicinanza del vecchio Frank come padre e di Scraap come un vecchio zio che  propina saggi consigli.

Personaggi che paiono d'altri tempi in un mondo edonista e ambizioso,Clint racchiude cosi' un ritratto fatto di sguardi,sussulti,dolori ed emozioni sfumate tra ring e baracche di provincia per poi terminare in anonime stanze ospedaliere.

 

A "Million Dollar Baby" ci s'affeziona facilmente,"dialogando" con un film pregno di dolori soffusi,di abbandoni filiali sopiti attraverso preghiere al signore e dialoghi con parroci di provincia.

Resta pero' un fondo d'amarezza,risultato di sfortune in agguato,di vite al limite arrivate a un passo dall'obiettivo,per poi spegnersi violentemente al culmine della felicita',un emozione sfiorata da Maggie solo per un attimo,nella conoscenza d'un genitore "mai avuto" e nella nobilta' d'uno sport rude e terrificante di cui il cinema ha fatto manbassa.

Il buon Eastwood ce lo restituisce alla grande,come mezzo di redenzione da squallori quotidiani,cercando in esso significati esistenziali profondi,nelle carni (e negli animi) lacerate dai pugni,dipingendolo nella voglia di vita di Maggie e  nel disincanto dell'ex pugile Freeman, ma sopratutto nella scelta estrema che  pur spingendolo nell'abisso risulta il piu' grande atto d'amore della sua vita......

Arrivederci "Mo cuishle"........

 

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