Regia di Atom Egoyan vedi scheda film
Lo scuolabus di un villaggio sperduto nella neve scivola sul ghiaccio, va fuori strada e precipita dentro un lago, i bambini che trasporta muoiono quasi tutti. Un cinico avvocato che arriva dalla città vuole confutare la tesi dell'incidente e convincere i genitori delle vittime a chiedere un risarcimento, in ragione di una qualche responsabilità ancora da dimostrare. Il dolce domani è una pellicola troppo presto dimenticata, perchè parla di tematiche importanti e profonde con le quali il quotidiano di ognuno ha a che fare. E' il confronto-scontro fra la società di oggi, con i suoi disvalori, i suoi miraggi, la sua capacità straordinaria di assuefazione al disumano, e la microcomunità, che si regge su regole semplici, che si autoalimenta con l'isolamento, immunizzandosi dall'esterno. E' anche la rappresentazione dell'individuo ad autodeterminarsi. Da una parte l'avvocato, padre fallito e incapace di relazionarsi con la figlia tossicodipendente. La sua violenza verbale e legale mette di fronte alle proprie convinzioni i potenziali clienti, genitori delle vittime, smaschera le loro debolezze, le inadeguatezze, ne misura il grado di inquinamento morale,e insinua loro nuove paure. Dall'altra parte c'è Nicole, una ragazzina, un' adolescente superstite, che vittima del rapporto condizionante e forse incestuoso col padre, opererà un'azione di ribellione e di dignitosa opposizione al disegno malato del mondo adulto, restituendo così alla piccola comunità il senso della sopravvivenza. Appassionante e coinvolgente, l'intreccio si snoda fra inquadrature di esterni esteticamente rilevanti, e dialoghi in spazi interni sempre densi e importanti. Il tramite della storia, l'autobus giallo che portava i bambini verso la civiltà, è quasi sempre abilmente staccato dal suo contesto. Entra in scena ritagliato dal resto, a sè stante, come un oggetto artistico da ammirare, poi ripreso dall'interno, già semidistrutto dall'incidente e oggetto d'indagine. La scena della tragedia è veloce, non si indugia troppo, nella natura innevata l'autobus sembra fluttare perforando il silenzio che accompagna la morte. Rappresenta quello spazio della crescita verso un mondo altrove e migliore, verso il quale però è indispensabile metterne in discussione il punto di arrivo, la disgregazione del tessuto sociale, la mancanza di identità, lo snaturamento dell'essere umano. Doloroso ed efficace, il miglior film di Egoyan.
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